Un'epoca non più superstiziosa dicono, ma in compenso ipocondriaca.
I problemi più affascinanti sono quelli mai risolti.
Visse d'arte. Morì di fame.
Lo scrittore genuino: colui che scrive anche se sa di essere letto da uno solo.
Malinconia: tristezza che diventa leggera.
Non serve rimpiangere quel che non si è letto, o inseguirlo insensatamente e con immane fatica: quello che non si è letto non era stato scritto per noi.
Non diciamo male della nostra epoca, non è più disgraziata delle altre. Non ne diciamo neanche bene. Non ne parliamo. È vero che la popolazione è aumentata.
I due punti più deboli della nostra epoca sono la mancanza di principi e la mancanza di immagine.
Le grandi epoche della nostra vita si hanno quando noi abbiamo il coraggio di ribattezzare il nostro male come quel che abbiamo di meglio.
Ogni epoca abbonda dei propri doni, eppure solo alcune epoche li tramutano in sostanza durevole.
Noi viviamo grazie a Dio, in un'epoca senza fede.
Sciagurati quei tempi in cui i matti guidano i ciechi!
La festa prima della fine, l'orchestra che suona e non smette di suonare, mentre il Titanic affonda, è più che l'immagine di un'epoca: è una metafora della storia, della vita stessa, di ciascuno e di tutti.
Viviamo in un'epoca di superlavoro e di sottocultura; un'epoca in cui le persone sono talmente laboriose da diventare completamente stupide. E, sebbene possa sembrare duro a dirsi, non posso fare a meno di dire che gente del genere merita la sua sorte.
La nostra epoca, senile e cancerogena, è la deviazione multipla di tutti i grandi propositi, opposti o confluenti, dal cui fallimento è sorta l'era con cui sono falliti.
Quando un'opera sembra in anticipo sulla propria epoca, significa semplicemente che la sua epoca è in ritardo nei suoi riguardi.