Guerra. Un sottoprodotto della pace.
Abbondanza. Condizione che permette di rifiutare, grazie alla Provvidenza, l'elemosina al povero.
Diplomazia (s.f.). La patriottica arte di mentire per il proprio paese.
Società. Espediente ingegnoso per ottenere profitti individuali senza responsabilità personali.
Dolore. Stato d'animo particolare che può essere di origine fisiologica, se il corpo subisce qualche malanno, o psicologica, se ci tocca assistere alla fortuna di qualcun altro.
Intelligenza: Nella nostra civiltà, e nella nostra forma di governo repubblicano, l'intelligenza è tenuta in così alta considerazione che la si esonera automaticamente dal peso di qualsiasi pubblico ufficio.
Tutto è sempre possibile, anche la guerra, che ci sembra impensabile e che la nostra cultura si illudeva di aver superato e aveva invece soltanto rimosso.
Più che una fine della guerra, vogliamo la fine dei principi di tutte le guerre.
La guerra non è che un duello su vasta scala.
Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre.
Questo mondo quasi senza più guerre ma con una pace feroce, più tremenda di tutte le guerre del passato.
Non c'è mai stata una guerra buona o una pace cattiva.
Nessuno può garantire il successo in guerra, può solo meritarlo.
Il modo più veloce di finire una guerra è perderla.
Le guerre cominciano perché i diplomatici raccontano bugie ai giornalisti e poi credono a quello che leggono.
Se esistesse una legge internazionale che obbligasse ogni capo di Stato che dichiarasse guerra a scendere in campo con tutti i suoi consiglieri per combatterla in prima linea accanto ai soldati, nel mondo ci sarebbe sicuramente qualche guerra in meno e, forse, anche qualche pacifista in piú.