L’amore viene presentato come una forza ambivalente, che non si limita a donare ma inevitabilmente esige qualcosa in cambio, spesso in modo silenzioso e irreversibile. Nel momento in cui si ama, una parte della propria stabilità interiore viene messa in gioco: ci si espone a vulnerabilità, dubbi, oscillazioni emotive che prima non esistevano. Quel senso di equilibrio che proteggeva, anche se magari un po’ freddamente, viene incrinato. L’amore rende meno padroni di sé, perché il centro di gravità si sposta verso l’altro, verso la relazione, verso un legame che può colmare ma anche svuotare. Inoltre, questa forza tocca anche la sfera dell’onestà, non solo verso gli altri ma soprattutto verso se stessi. Nel desiderio di mantenere un rapporto, di non perdere la persona amata o l’idea ideale che si ha di lei, si è disposti a sorvolare, a giustificare, a nascondere parti di sé o della realtà. Perfino quel “nocciolo duro” di sincerità interiore, che dovrebbe restare intatto, viene messo a rischio. L’amore appare così come un’esperienza intensa e preziosa, ma che non lascia mai realmente integri: nel viverlo si perde sempre qualcosa, e il prezzo è spesso pagato nella parte più intima della propria identità emotiva e morale.