L'ordine è la chiave di tutti i problemi.
Ogni dolore ha la propria sacralità.
Tutta l'umana saggezza si compendia in due parole: aspetta e spera.
Perché piace una persona? Perché la si detesta? Io la detesto per antipatia. O per istinto, come sempre.
La prigionia ha concentrato in un solo punto tutte le mie facoltà fluttuanti qua e là: si sono scontrate in uno spazio angusto; e voi sapete che dallo scontro delle nubi nasce l'elettricità, dall'elettricità il lampo, dal lampo la luce.
Il coraggio incute rispetto anche ai nemici.
Questo che voi chiamate ordine è uno sfilacciato rattoppo della disgregazione.
Se l'ordine è il piacere della ragione, il disordine è la delizia dell'immaginazione.
Se tutto converge all'uno, si mette per forza in ordine; il disordine c'è quando non c'è un «uno» verso cui, in funzione di cui andare.
L'ordine è il piacere della ragione: ma il disordine è la delizia dell'immaginazione.
La giustizia è incidentale alla legge e all'ordine.
Una cantina, un garage e una soffitta puliti sono segno di una vita vuota.
Non considero la nostra memoria come uno strumento che per caso conserva una cosa e per caso ne smarrisce un'altra, bensì come una forza che ordina con consapevolezza e cancella in maniera saggia.
Le dittature si presentano apparentemente più ordinate, nessun clamore si leva da esse. Ma è l'ordine delle galere e il silenzio dei cimiteri.
La pulizia e l'ordine non sono questioni di istinto; sono materia di istruzione, e come molte grandi cose, devi coltivare un gusto per esse.
Io vorrei avvisarvi che non attribuisco alla natura la bellezza o la deformità, l'ordine o la confusione. Solo in relazione alla nostra immaginazione possiamo chiamare le cose belle o brutte, ben ordinate o confuse.