Chi vive intensamente non ha tempo per l'eternità.
Cosa resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, stupore di essercela presa per così poco.
Una verità in ritardo è una puntuale menzogna.
In Italia non esistono statisti poiché non vi è mai stata alcuna cultura dello Stato, della democrazia vera, del bene pubblico.
Non c'è peggior disonesto di colui che si dà anima e corpo all'onestà per farla franca.
Il rapporto vero è vero fra due persone vive e entrambe vere, non è il mausoleo di una salma imbalsamata a fronte di una persona che è viva ma non è più con te, non più riguardo a te.
Se durassimo in eterno, tutto cambierebbe. Siccome siamo mortali, molto rimane come prima.
Il credere nella vita eterna non ha mai aiutato nessuno a vivere nell'eternità. Né, s'intende, il non credere.
È strano come l'eternità si lasci captare piuttosto in un segmento effimero che in una continuità estesa.
La vita eterna è un nonsenso, l'eternità non è vita, la morte è la quiete a cui aspiriamo, vita e morte sono legate, chi reclama altro pretende l'impossibile e otterrà in ricompensa solo fumo.
Nulla è eterno e solo poche cose sono durevoli.
L'eternità, questa perdita di tempo.
Sei l'ostaggio dell'eternità, un prigioniero del tempo.
Cosa sono i millenni? Una manciata di tempo. Polvere in confronto a un unico sguardo dell'eternità.
La felicità non è meno vera solo perché finisce, e nemmeno il pensiero e l'amore perdono valore perché non sono eterni.
Se potessi rivederti fra un anno, farei tanti gomitoli dei mesi. Se l'attesa fosse soltanto di secoli li conterei sulla mano. E se sapessi che finita questa vita la mia e la tua proseguiranno insieme, getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l'eternità.