Perché filosofeggiare dal momento in cui possiamo cantare?
Nessuno ha diritti su nessuno.
Perché filosofare quando si può cantare?
La sola cosa di cui sono sicuro è la mia ignoranza.
Per riconoscere che non siamo intelligenti, bisognerebbe esserlo.
I fessi non hanno speranze. Non ne hanno bisogno. Per il fatto di essere fessi, tutto appare loro semplice.
Una volta pensavo che i libri si facessero così: arriva un poeta, lievemente disserra la bocca, e di colpo comincia a cantare il sempliciotto ispirato: di grazia!
La tecnica vocale è una ed una soltanto. Le altre non sono tecniche, sono metodi di canto sbagliati.
Quando andavo in cantina a prendere il vino cantavo perché avevo paura del buio... Ecco, sono sempre uguale, continuo a cantare per farmi coraggio nel buio della vita.
Se voleva far cantare gli strumenti con voce speciale, unica e non ripetibile nei secoli, doveva tagliare il legname quando cantava.
Ogni stecca ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento.
Le persone brave nel ballo e nel canto sono ottimi commedianti.
Cantano, pagheranno.
Il canto è il suono dell'anima.
È vero che le cicale cantano, ma è un canto che viene da un altro mondo, è lo stridore dell'invisibile sega che sta tagliando le fondamenta di questo.
A volte scrivo note che ho difficoltà a cantare.