Scrittore. Spettatore di se stesso. Spesso, l'unico spettatore.
Ma che cosa è questo amore, che fa tutti delirare? È una gioia? É un gran dolore? É una cosa da morire?
Le donne vogliono un marito che sia un genio. Quando si sposano, vogliono che sia un babbeo.
Mi spezzo ma non m'impiego.
Ho sempre ammirato la disinvoltura dei cani che entrano in un salotto, in pieno ricevimento.
Il credente: Io sono un credente, signore, afflitto dal dubbio che Dio non esista. L'ateo: Io, peggio. Sono un ateo, signore, afflitto dal dubbio che Dio, invece, esista realmente. È terribile.
L'autore ragionevole non scrive per nessun'altra posterità che per la propria, cioè per la propria vecchiaia, per potere anche allora provar diletto di sé.
Lo scrittore deve adescare, non deve raccontare niente, non ha nessun compito di trasmettere verità.
Felicità dello scrittore è il pensiero che può divenire totalmente sentimento, il sentimento che può divenire pensiero.
La carriera di un scrittore è comparabile a quella di una donna di facili costumi. Dapprima scrive per piacere, poi per far piacere ad altri e in fine per soldi.
Se non esistesse l'adulterio, che fine farebbe l'immaginazione degli scrittori?
Uno scrittore è sempre qualcuno, per me, che ha fallito a qualche altra cosa nella vita.
Quando uno non riesce in nessun'altra cosa, di solito si mette a scrivere.
Non solamente sono pochi i moderni scrittori italiani che sappiano fare un buon libro, ma sono anche pochi quelli che dopo d'aver sfatto un libro o buono o cattivo, sappiano fargli un buon titolo.
Solo la fama e con essa il reddito rendono "professionale" lo scrittore. Fino a che resta oscuro, appare agli occhi dei conoscenti e degli stessi famigliari nulla più che un innocuo e scontento "amateur".
In generale, gli scrittori sono convinti segretamente di essere letti da Dio.