51 frasi, citazioni, aforismi
Io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo.
In altri tempi i comandanti di navi da guerra andavano a picco con la loro nave dopo aver salvato l'equipaggio. Essi erano i depositari di una responsabilità e per questo erano rispettati. Ma si potrebbe anche immaginare una civiltà che affonda dopo che i suoi capi hanno già fatto le valige.
Guardiamoci dal regalare una patente di nobiltà intellettuale ad ogni sbadiglio dell'attuale universale noia.
Dallo stadio calcistico il tifoso retrocede ad altro stadio: a quello della sua stessa infanzia.
Occorrono troppe vite per farne una.
Sotto l'azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va; né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:«più in là»
Vai, parole, tradite invano il morso secreto, il vento nel cuore soffia. La più vera ragione è di chi tace.
Se procedi t'imbatti tu forse nel fantasma che ti salva: si compongono qui le storie, gli atti scancellati pel giuoco del futuro.
Molti affetti sono abitudini o doveri che non troviamo il coraggio di interrompere.
Uno dei compiti fondamentali dell'industria è di divertire l'uomo, ossia di divergerlo da quell'otium contemplativo, ch'è il peggior nemico di ogni attivismo.
Piuttosto che fermarsi a mezza via, vale meglio non cominciare.
Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione sine qua non di piccole e intermittenti felicità.
Nei tempi più gloriosi dell'arte, gli artisti si esprimevano imitando i grandi artisti del passato, e imitando trovavano se stessi. Un capolavoro era un'imitazione mal riuscita.
Scopo della vita è quello di "farcela". Gli artisti del piede ce l'hanno fatta, ecco il segreto dell'entusiasmo che destano.
Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Non riesco a trovare alcun nesso tra una pedata al pallone, o agli stinchi di qualcuno, e il così detto orgoglio nazionale. Piedi e patria per me non sono omogenei: non si fondono.
Perché si lavora? Certo per produrre cose e servizi utili alla società umana, ma anche, e soprattutto, per accrescere i bisogni dell'uomo, cioè per ridurre al minimo le ore in cui è più facile che si presenti a noi questo odiato fantasma del tempo.
Qualcuno ha definito la malattia dell'uomo d'oggi come una progressiva perdita del centro. Un tempo l'uomo fu creduto misura di tutte le cose, più tardi si continuò a crederlo misura di tutte le cose, oggi non lo si crede più misura di nulla.
Lo stadio offre partecipazione non tanto per i suoi magri spettacoli quanto perché è l'aspetto visibile di una grande macchina che implica denaro a palate, scommesse, retroscena di ogni genere, ingaggi, disingaggi, uomini venduti a peso d'oro come merce preziosa.
È molto triste per i superstiti individui che l'arte moderna, nata come tragedia, si sia capovolta in commedia o in farsa.