La civiltà è una malattia che è quasi sempre fatale.— William Ralph Inge
La civiltà è una malattia che è quasi sempre fatale.
La preoccupazione è l'interesse che si paga su un guaio prima che esso arrivi.
Un uomo può costruirsi un trono di baionette, ma non ci si può sedere sopra.
L'originalità, temo, è spesso soltanto un plagio non rilevato e frequentemente inconscio.
L'ansia è l'interesse che si paga su un guaio prima che esso arrivi.
Molti pensano di essere attratti da Dio, o dalla Natura, quando sono soltanto rifiutati dagli uomini.
I comodi sono la sola cosa che può darci la nostra civiltà.
La nostra civiltà è ancora in una fase intermedia: non del tutto bestia, perché non è più interamente guidata dall'istinto; non del tutto umana, perché non è ancora interamente guidata dalla ragione.
È un uomo civilizzato colui che dà una risposta seria ad una domanda seria. Di per sé la civiltà non è altro che un sano equilibrio di valori.
La civiltà vuole che si auguri il buon giorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo; ed essere bene educati vuol dire appunto esser commedianti.
Accettare la civiltà quale essa è significa praticamente accettare la decadenza.
Per prima cosa fu necessario civilizzare l'uomo in rapporto all'uomo. Ora è necessario civilizzare l'uomo in rapporto alla natura e agli animali.
Se la civiltà non è nel cuore dell'uomo, ebbene, essa non è da nessuna parte.
La nostra civiltà è un tempio di ciò che non sorvegliato sarebbe chiamato follia, ma è anche il luogo dov'è tenuto sotto sorveglianza.
La civiltà progredisce aumentando il numero di operazioni importanti che possiamo compiere senza pensarci.