La civiltà è una malattia che è quasi sempre fatale.
La preoccupazione è l'interesse che si paga su un guaio prima che esso arrivi.
Il momento adatto per influenzare il carattere di un bambino è all'incirca cento anni prima della sua nascita.
L'originalità, temo, è spesso soltanto un plagio non rilevato e frequentemente inconscio.
Ci sono due tipi di sciocchi; gli uni dicono: "Questo è vecchio, quindi è buono", gli altri dicono: "Questo è nuovo, quindi è meglio".
La civiltà è una terribile pianta che non vegeta e non fiorisce se non è innaffiata di lacrime e di sangue.
Con il progredire della civiltà l'uomo si fa sempre più debole.
La civiltà di una nazione dovrebbe essere misurata in base alla deferenza verso il sesso debole.
Esser civile, vuol dire proprio questo: dentro, neri come corvi; fuori, bianchi come colombi; in corpo fiele; in bocca miele.
Il grado di civiltà di una nazione è misurato dal suo disprezzo per le necessità dell'esistenza.
Ogni civiltà è diventata di quando in quando una crosta sottile su un vulcano di rivoluzione.
Si potrà parlare di civiltà solo quando si considererà cannibalismo non solo mangiare i nostri simili, ma carne in generale.
La civiltà vuole che si auguri il buon giorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo; ed essere bene educati vuol dire appunto esser commedianti.
Accettare la civiltà quale essa è significa praticamente accettare la decadenza.
Il compito principale della civiltà, la sua propria ragion d'essere, è di difenderci contro la natura.