La fede "corregge", in modo necessario e vitale, la tendenza dell'umanità al "relativismo".— Tony Blair
La fede "corregge", in modo necessario e vitale, la tendenza dell'umanità al "relativismo".
Credere, soprattutto, permette di perdonare.
La fede risponde al desiderio umano più fondamentale, irresistibile, "irreprimibile" di fare del bene, di migliorarsi, di pensare e agire oltre i limiti degli egoismi umani.
Il Primo Ministro spagnolo mi ha telefonato e mi ha detto: "Ho il sostegno di soltanto il 4 per cento della popolazione". Gli ho detto, "Accidenti, è ancora meno di quelli che pensano che Elvis Presley sia ancora vivo".
La minaccia di Saddam Hussein e delle armi di distruzione di massa ‐ chimiche, biologiche, probabilmente nucleari ‐ ebbene, quella minaccia è reale.
Fede è credere ciò che sai che non è così.
Siate come l'uccello posato per un attimo su rami troppo fragili, che sente la fronda piegarsi e canta, tuttavia, sapendo di avere le ali.
Dobbiamo fare spazio dentro di noi per poter essere colmati da Dio. Perfino Dio non può riempire ciò che è pieno.
Se l'uomo non condivide la nostra fede, diciamo che è matto e tutto è a posto. Cioè, tutto è a posto oggi, perché non possiamo più bruciarlo.
Tanto va la fede alla vita (alla vita reale, s'intende, con ciò che essa ha di più precario), che alla fine questa fede si perde.
Se gli uomini fossero veramente convinti della loro fede, sarebbero tutti santi.
A promuovere la fede nel soprannaturale è di solito quella mancanza di senso che ciascuno di noi non fatica a toccare ogni giorno con mano su questa terra.
La fede è speranza. L'uomo che abbandona questa speranza non è un uomo, è un disperato.
La fede è un crampo, una paralisi, un'atrofia della mente in certe posizioni.
Uomini che non hanno la fede, come me, si appoggiano a piccoli fantasmi. Perciò frugo con ammirazione nella scrittura sacra la presenza del più colossale dei fantasmi, la divinità.