L'intelligenza è una categoria morale.
La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo.
Gli uomini disapprendono l'arte del dono. C'è qualcosa di assurdo e di incredibile nella violazione del principio di scambio; spesso anche i bambini squadrano diffidenti il donatore, come se il regalo non fosse che un trucco per vendere loro spazzole o sapone.
Il compito attuale dell'arte è di introdurre il caos nell'ordine.
Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze.
L'elemento storico nelle cose non è che l'espressione della sofferenza passata.
Una buona testa e un buon cuore sono sempre una combinazione formidabile. Ma quando ci aggiungi una lingua o una penna colta, allora hai davvero qualcosa di speciale.
Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. A forza di andare in profondità, si è sprofondati. Soltanto l'intelligenza, l'intelligenza che è anche «leggerezza», che sa essere «leggera», può sperare di risalire alla superficialità, alla banalità.
L'intelligenza non è non commettere errori, ma scoprire subito il modo di trarne profitto.
Quanto più una persona è intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo.
I cattolici e i comunisti sono simili nel considerare che quelli che non hanno le loro convinzioni non possono essere sia onesti sia intelligenti.
Sono diventato vecchio troppo presto ed intelligente troppo tardi.
Potete giudicare quanto intelligente è un uomo dalle sue risposte. Potete giudicare quanto è saggio dalle sue domande.
Oggigiorno tutti hanno spirito. Dovunque si va, non si può fare a meno di incontrare persone intelligenti. È divenuta una vera peste.
L'intelligente non sa ascoltare e lo sciocco non sa parlare.
Quando le cose vanno bene, ci sentiamo intelligenti: è solo quando vanno male, che ci riteniamo sfortunati.