Senza un avversario la virtù marcisce.
Chi non si ritiene molto felice, anche se è padrone del mondo, è un poveretto.
Non c'è cosa tanto avversa in cui un animo giusto non sappia trovare qualche consolazione.
Non credere che si possa diventare felici procurando l'infelicità altrui.
Certe abitudini si possono più facilmente troncare che moderare.
I precetti sono come i semi: danno grossi risultati, eppure sono piccola cosa.
Noi non attribuiamo particolare valore al possesso di una virtù, finché non ne notiamo la totale mancanza nel nostro avversario.
Cosa qual si sia, ove tu la cerchi e ami, non t'è più facile ad averla e ottenerla, che la virtù.
L'abnegazione non è una virtù: è soltanto l'effetto della prudenza sulla furfanteria.
Si parla di rado d'una virtù che si possiede, ma tanto più spesso di quella che ci manca.
La virtù è ardita e la bontà non ha mai paura.
Noi non ci sosteniamo nella virtù con le nostre forze, ma per il contrappeso dei due vizi opposti, così come restiamo in piedi tra due venti contrari. Togliete uno di questi vizi, cadiamo nell'altro.
La virtù cresce osando, tardando la paura.
La carità è la regina delle virtù. Come le perle sono tenute insieme dal filo, così le virtù dalla carità.
Dove stanno grandi virtù, vuol dire che c'è qualcosa di marcio.
Non esercitata, la virtù può diventare un peccato. Come il peccato una virtù.