È cosa iniqua non stendere la mano verso chi è caduto.
Con un amico decidi tranquillamente di tutto, ma prima decidi se è un amico: una volta che hai fatto amicizia, ti devi fidare; prima, però, devi decidere se è vera amicizia.
Ci vuole altrettanta magnanimità per riconoscere un favore ricevuto che per renderlo.
I rapporti con una gran quantità di persone sono deleteri: c'è sempre qualcuno che ci suggerisce un vizio o ce lo trasmette o ce lo attacca a nostra insaputa.
La calamità è l'opportunità della virtù.
Siamo tutti sconsiderati e incauti, insicuri, brontoloni, ambiziosi (ma perché cerco di nascondere con parole troppo blande la piaga di tutti?), siamo tutti malvagi. Pertanto qualunque vizio venga rimproverato a un altro, ciascuno se lo ritroverà in seno.
Stupenda cosa sono i doni dell'ingegno, le ininspirazioni del genio, e la scienza; ma la dote che supera ogni altra, il pregio che tutti gli altri offusca è la carità.
Superiori di gran lunga a tutti i grandi sapienti della terra saran sempre reputati que' pietosi, che al soccorso de' poveri fratelli consacrarono la vita.
Tante volte crediamo di avere la carità e non ne abbiamo che la finzione.
Esercitate la carità, ma esercitatela con entusiasmo.
La carità verso i poveri è un dovere, e colui che dà ai poveri presta al Signore.
Per quanto delicatamente sia mascherata, la carità è sempre orribile; c'è un disagio, quasi un odio segreto, tra colui che dà e colui che riceve.
Tutti mi aiutano a diventare un altro, diceva dentro di sé, camminando, a cancellare in me tutte le tracce del passato. Anche questo donare serve ad eliminare un uomo; diversamente nessuno si curerebbe di me.
Passa la bellezza, come profumo all'aria, e il suo ricordo sarà un rimpianto. Dura invece la bontà, come l'incenso nel chiuso tabernacolo, la carità fatta non invecchia mai, ed è sempre sorella alla carità da farsi.
La prima prova della carità, nel prete, è la povertà.
Tutti i vizi sono conditi dalla superbia, si come le virtù sono condite e ricevono vita dalla carità.