È cosa egregia imparare a morire.
A volte domandiamo insistentemente cose che rifiuteremmo se qualcuno ce le offrisse.
La metà della vita la passiamo dormendo.
Non è perché le cose sono difficili che non osiamo farle; è perché non osiamo farle che le cose sono difficili.
Colui al quale è troppo caro il proprio corpo, tiene in poco conto la virtù.
Non c'è cosa tanto avversa in cui un animo giusto non sappia trovare qualche consolazione.
Ogni attimo moriamo. Per questo molti hanno protestato: lo scopo della vita è la morte.
Quando morirai andrai in cielo ma io non sono d'accordo; forse il cielo è un posto bellissimo ma io vivo qui e la realtà è quella che ho davanti agli occhi.
Cercate, meditando frequentemente sulla morte, di portarvi al punto per cui essa non vi sembri più una terribile nemica, ma un'amica la quale libera da questa sciagurata esistenza l'anima che langue nei conati della virtù per introdurla nel luogo della ricompensa e del riposo.
Si muore talmente meglio quando si crede a qualcosa. Si muore talmente di meno.
Essere morti significa svegliarsi dalla parte sbagliata dei propri sogni.
Comunque, non è così male... Voglio dire, quando sei morto, puoi essere te stesso.
La morte non è un evento estremo e conclusivo, è un elemento della vita con il quale noi tutti coabitiamo.
Non ci si prepara alla morte, ci si separa della vita.
Ogni anno oltrepassiamo senza saperlo il giorno della nostra morte.
La morte viene silenziosa come un alce, dai vivi ci separa con il taglio di una falce.