La morte mi deve scambiare per qualcun altro.
Tutti siamo nati matti. Qualcuno lo rimane.
Si nasce tutti pazzi. Alcuni lo restano.
Venimmo per portare la gentilezza, ma non ci fu concesso di essere gentili.
Tutte le arti si assomigliano - un tentativo per riempire gli spazi vuoti.
Non c'è niente di più comico dell'infelicità.
Che cosa non mi piace della morte? Forse l'ora.
La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive.
Sulla morte: o dispersione, se ci sono gli atomi; se invece c'è l'unità, o spegnimento o trasferimento.
La vita è piacevole, la morte è pacifica. È la transizione che crea dei problemi.
Alla stupida domanda "Perché io?" l'universo si prende a malapena il disturbo di replicare: perché no?
Il fatto che sono morti non testimonia affatto che siano vissuti.
Se ci siamo noi la morte non c'è, quando noi non ci siamo più non c'è più neanche la morte.
Gli uomini temono la morte come i bambini temono il buio; e come quella paura naturale nei bambini è accresciuta da fole e racconti, così è dell'altra.
La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti...
Il vero antidoto alla paura della morte non può che provenire dalla vita. Essa è un formidabile diversivo, un antidoto che respinge indietro quel pensiero e quella paura.