Non sempre la politica si rende conto del valore, anche sociale, della cultura. E così vengono a mancare i buoni esempi.
Il governo è come un bambino. Un canale alimentare con un grande appetito ad un estremità e nessun senso di responsibilità dall'altra parte.
La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico.
Nella nostra civiltà e sotto la nostra forma di governo repubblicano l'intelligenza è così altamente onorata che viene ricompensata con l'esenzione dagli obblighi della nomina.
Era la potenza innovativa del Pd l'ostacolo più grande all'espansione dell'antipolitica.
In un'intervista alla Stampa, Giorgio Bocca ha detto che io sono un bravissimo giornalista che non capisce nulla di politica. Bocca non mi delude mai: riesce sempre a dire di me quello che io penso di lui.
Se la politica è l'arte del possibile, la ricerca è sicuramente l'arte della soluzione. Entrambe sono oggetto di menti pratiche.
Oggi alla politica insegnata si è dato il nome plurale e spiritoso di scienze politiche (anche Obama ci si è laureato), per non dire della scienza della finanza, che ha usurpato la conoscenza del bene e del male, già riservata a una mela.
In Alaska il sesso è un affare politico da fare con i vestiti addosso.
La legge generale dello sviluppo delle istituzioni politiche concepite dall'idealismo rivoluzionario è che inizino come espressioni di coscienza e col tempo diventino enti per l'emissione di autorizzazioni e la distribuzione delle poltrone.
Antipolitica è usare le Camere come alternative al carcere, o alla latitanza, o alle comunità di recupero.