L'amore si esprime solo nel silenzio. La pace è intensità non è vuoto non è il nulla. Attraverso la quiete si può entrare nel mistero della nostra anima e della creazione.
— Romano Battaglia
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La nostra interpretazione
L’idea che l’amore trovi la sua forma più autentica nel silenzio mette in discussione l’illusione che tutto debba essere spiegato, giustificato o dichiarato a parole. Esiste una dimensione dell’affetto che non ha bisogno di esibizione, di retorica o di conferme esteriori: è una presenza che si avverte, una vicinanza che non ha bisogno di rumore per essere reale. Il silenzio diventa allora uno spazio condiviso in cui le maschere cadono, le difese si abbassano e ciò che conta non è ciò che si dice, ma ciò che si sente.
La pace, in questo contesto, non è assenza di movimento o anestesia emotiva, ma una densità interiore, una concentrazione viva. È un’energia raccolta, un’intensità calma che non ha bisogno di agitazione per esistere. In quella quiete profonda si apre un varco verso le parti più nascoste di sé, dove emergono interrogativi, desideri, fragilità e intuizioni. Nel silenzio si può avvertire un legame segreto con qualcosa di più grande: la vita, la natura, l’origine stessa di ciò che siamo. È come se la quiete fosse una porta che si apre su un mistero: l’interiorità umana e la trama invisibile della creazione. In quella soglia non servono spiegazioni, solo ascolto. Chi accetta di sostare in questo spazio scopre che l’amore e la pace non sono eventi esterni da inseguire, ma stati dell’essere da riconoscere e custodire dentro di sé.
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