La morte in sé non è una brutta cosa: brutta è la strada che porta alla morte.
La pazienza messa troppe volte alla prova diventa rabbia.
È un destino infelice quello che non trova nemici.
L'uomo paziente e forte si rende felice da solo.
Chi ha la facoltà di rifiutare un suggerimento può anche essere considerato saggio.
Sbaglia l'ammalato che lascia i suoi averi in eredità al medico.
La tradizionale versione apocalittica di una fine del mondo, con i suoi immani cataclismi che investono tutti, è anche rassicurante, perché permette di sovrastare l'angoscia della propria morte con l'immagine di una morte universale, di roghi e diluvi che bruciano e sommergono ogni cosa.
È morto col sorriso sulle labbra. Altrui.
A volte per i morti si fanno cose che non si sarebbero fatte per i vivi.
La morte ti viene incontro: la dovresti temere se potesse rimanere con te: ma necessariamente o non è ancora arrivata o passa oltre.
Qualche volta si scopre che la morte è molto posteriore alla vera morte, come la vita, a sua volta, anteriore alla coscienza della vita.
La vita è una grande sorpresa. Non vedo perché la morte non potrebbe esserne una anche più grande.
Che cosa è la morte per me? Un grado di più nella calma, e forse nel silenzio.
Bisogna salvarsi per poter morire, perché la morte non sopraggiunga senza coscienza, ma chiara, precisa, limpida.
Quando si nasce poeti, l'amore e la morte si fanno compagnia e tutti e due hanno le tasche bucate per non contare gli anni.
Salvo complicazioni, morirà.