La gioia verace Per farsi palese D'un labbro loquace Bisogno non ha.
Il merito di ubbidire perde chi chiede la ragione del comando.
Ché raddoppia i suoi tormenti chi con occhio mal sicuro,fra la nebbia del futuro va gli eventi a prevenir.
Voce dal sen sfuggita poi richiamar non vale: non si trattiene lo strale, quando dall'arco uscì.
Entra l'uomo allor che nasce, In un mar di tante pene, Che s'avvezza dalle fasce Ogni affanno a sostener.
Non si commetta al mar chi teme il vento.
Si, tutte le nostre gioie sono vane, ma ancor più vane sono quelle che, comprate col dolore, ereditano il dolore.
È necessaria l'infelicità per capire la gioia, il dubbio per capire la verità... la morte per comprendere la vita. Perciò affronta e abbraccia la tristezza quando viene.
O natura felice! io non so che sia di me, quando sollevo lo sguardo innanzi alla tua bellezza, ma tutta la gioia del cielo è nelle lagrime ch'io verso innanzi a te, come l'amante dinanzi all'amata.
Nel tripudio ognun corre ad abbracciarte Sia nemico, od amico; l'allegrezza Non distingue i sembianti; un caro errore Dona gli amplessi, e negli amplessi il core.
L'unico dettame della ragione consiste nel concatenare il maggior numero di gioie passive col maggior numero di gioie attive.
La gioia è il più bel grazie che si può dare a Dio.
La gioia è un'affezione passiva che aumenta la nostra potenza di agire, e solo la gioia può essere un'affezione attiva.
Svuotare la vescica gonfia è una delle grandi gioie umane.
Ma in attendere è gioia più compita.
Né la ricchezza più grande, né l'ammirazione delle folle, né altra cosa che dipenda da cause indefinite sono in grado di sciogliere il turbamento dell'animo e di procurare vera gioia.