La gioia è la nostra fuga dal tempo.
L'ateo può essere semplicemente uno la cui fede e il cui amore sono concentrati sugli aspetti impersonali di Dio.
I santi (i quasi santi) sono più esposti degli altri al diavolo, perché la reale conoscenza che posseggono della propria miseria rende loro la luce quasi intollerabile.
Quando la scienza, l'arte, la letteratura e la filosofia sono semplici manifestazioni della personalità e sono ad un livello tale da raggiungere gloriosi e bizzarri obiettivi, rendono il nome di un uomo vivo per centinaia di anni.
Essere nulla per essere al proprio vero posto nel tutto.
Un cambiamento di religione è per l'anima come un cambiamento di lingua per lo scrittore.
Sii pieno di gioia, tutto sommato.
C'è la gioia di essere sano e giusto, ma c'è soprattutto l'immensa gioia di servire.
La madre della dissolutezza non è la gioia, bensì la mancanza di gioia.
La gioia cristiana suppone un uomo capace di gioie naturali.
Tutte le grandi gioie si somigliano nei loro effetti, a differenza dei grandi dolori che hanno una scala di manifestazioni molto variata.
Né la ricchezza più grande, né l'ammirazione delle folle, né altra cosa che dipenda da cause indefinite sono in grado di sciogliere il turbamento dell'animo e di procurare vera gioia.
Le piccole gioie, non quelle grandi, ci servono da sollievo e da conforto quotidiano.
È necessaria l'infelicità per capire la gioia, il dubbio per capire la verità... la morte per comprendere la vita. Perciò affronta e abbraccia la tristezza quando viene.
Il mezzo migliore per cominciare bene ogni giornata è: svegliandosi pensare se non si possa in questa giornata procurare una gioia almeno a una persona. Se ciò potesse valere come un sostitutivo dell'abitudine religiosa della preghiera, il prossimo trarrebbe vantaggio da questo cambiamento.
La gioia è sempre insidiata dagli sbarramenti: chi non si attrezza non dà consistenza alla propria gioia.