Giacché chi è infamato una volta, non aspetti più perdono.
Felice e stimabile unicamente il ricco, e viceversa la povertà un delitto.
Anzi il tornaconto è l'unico criterio, con cui giudicare della bontà delle imprese e del pregio delle opere.
La pena di morte, oltre che non cura la emendazione della vittima, spegne una vita, non le importa se depravata o santificata dalla sventura, e le basta ad altrui spavento un capo mozzo o un cadavere appeso.
Mentre unico dovere è il non far male agli altri.
Nella regolarità abituale della condotta e quindi nella costante moderazione degli appetiti e delle voglie avendosi la miglior guarentigia di una vita lunga, sana e lieta, sovviene a tal uopo il precetto della temperanza, intesa ancor questa in latissimo senso.
Quando lei grida che quel che hai fatto è stato imperdonabile, ha già cominciato a perdonarti.
Se puoi perdonare qualcuno verso cui hai provato rancore, percepirai almeno una visione fugace di ciò che significa essere veramente liberi.
Il perdono libera l'anima e cancella la paura.
Solamente chi è puro di cuore perdona la sete che conduce alle acque morte. E soltanto chi si regge ben saldo sulle proprie gambe sa porgere la mano a chi inciampa.
Padre, perdonali! Loro non sanno quello che fanno!
Se vuoi perdonami, se puoi perdonalo ma soprattutto perdona te stesso.
Il perdono non sostituisce la giustizia.
Tutti hanno bisogno di perdonare in certi momenti, per ristabilire la pace e continuare a vivere insieme.
Chiedere perdono è più difficile che perdonare, gesto che dà il conforto di sentirsi magnanimi e superiori all'altro.
Il perdono. Lì c'è veramente il volto di Dio.