Chi vuol vivere in pace vede, soffre e tace con pazienza.
La pace dello spirito si può mantenere anche in mezzo a tutte le tempeste della vita.
Noi siamo facili a chiedere, ma non a ringraziare.
L'umiltà e la carità vanno di pari passo. L'una glorifica e l'altra santifica.
Disprezza le tentazioni ed abbraccia le tribolazioni.
Bisogna far morire di giorno in giorno le nostre imperfezioni.
Averle perse tutte, le speranze, gli dette la stessa pace che averle tutte intatte.
Chi non può picchiare l'asino, picchia il basto.
Una buona dose di rassegnazione è di fondamentale importanza per affrontare il viaggio della vita.
Avevano tutti sul viso la stessa espressione, un misto tra l'arroganza di chi si sente libero di essere se stesso fino a distruggersi e la rassegnazione amara di chi gira lo sguardo intorno e dappertutto vede il nulla.
Ci fermiamo all'immagine poetica che non disturba i nostri pregiudizi e non siamo capaci di risalire il filo e andare a vedere cosa realmente accade dall'altro capo.
Io, quando so di poter cambiare le cose, divento attiva come un ciclone. E, quasi sempre, riesco a cambiarle. Ma, quando so di non poterci far nulla, mi rassegno.
Se uno ha davvero perso la speranza, non sarebbe così disposto a dirlo.
Mi chiedevo se era quella la rassegnazione, quel vuoto aspettare, contando i giorni come i grani di un rosario, sapendo che non ci appartengono, ma sono giorni che pure dobbiamo vivere perché ci sembrano preferibili al nulla.
Dall'abito della rassegnazione sempre nasce noncuranza, negligenza, indolenza, inattività, e quasi immobilità.
A questo mondo vi è poca gente che si rassegna a perdite piccole, sono le grandi che inducono immediatamente alla rassegnazione.