Quando gli dèi vogliono punirci, esaudiscono le nostre preghiere.
Vi è qualcosa di infinitamente meschino nelle tragedie degli altri.
L'esitazione, di qualsiasi tipo, è segno di decadenza mentale nei giovani e di debolezza fisica nei vecchi.
Nella vita non c'è in realtà nessuna cosa piccola o grande. Tutte le cose hanno uguale valore e uguale dimensione.
Coltivare l'ozio è il fine dell'uomo.
Non esistono presagi. Il Destino non ci manda degli araldi. è troppo saggio o troppo crudele per farlo.
Questo bisogna chiedere nelle preghiere: una mente sana in un corpo sano.
Pregare, altro vizio solitario.
Si versano più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle non accolte.
Il vero pregare non è borbottare molte parole alla guisa de' pagani, ma adorar Dio con semplicità, sì in parole, sì in azioni, e fare che le une e le altre sieno l'adempimento del suo santo volere.
È meglio, quando si prega, avere un cuore senza parole piuttosto che delle parole senza un cuore.
La preghiera non ha bisogno di parole.
Quand'anche potessi credere, sarei ancora ben lungi dal poter pregare. Il pregare continuerebbe a sembrarmi il modo più sfacciato di seccare Dio, il peccato più nauseante di tutti, e dovrei intercalare ogni preghiera con lunghi periodi di espiazione.
La preghiera pensata come un mezzo per realizzare un fine personale è una meschinità, è un furto. Suppone un dualismo e non una unità in natura e nella coscienza. Non appena l'uomo sarà tutt'uno con Dio, non pregherà più. Vedrà la preghiera in ogni atto.
Il desiderio della preghiera è già una preghiera.