La preghiera non ha bisogno di parole.
L'assenza di paura non significa arroganza o aggressività. Quest'ultima è in sé stessa un segno di paura. L'assenza di paura presuppone la calma e la pace dell'anima. Per essa è necessario avere una viva fede in Dio.
Spesso l'uomo diventa quello che crede di essere.
La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno.
Io non credo in chi parla agli altri della propria fede, specialmente se a scopo di conversione. La fede non ammette parole. Bisogna viverla e solo allora potrà accadere che si propaghi da sé.
La vera bellezza, dopo tutto, sta nella purezza di cuore.
Nella preghiera io trascino Dio nella miseria umana, lo faccio partecipe delle mie sofferenze e dei miei bisogni. Dio non è sordo ai miei lamenti mi esaudisce e ha compassione di me. Dio ama l'uomo, ossia soffre delle sventure dell'uomo.
La preghiera non è un ozioso passatempo per vecchie signore. Propriamente compresa e applicata, è lo strumento d'azione più potente.
La preghiera deve essere insistente. L'insistenza denota fede.
La preghiera pensata come un mezzo per realizzare un fine personale è una meschinità, è un furto. Suppone un dualismo e non una unità in natura e nella coscienza. Non appena l'uomo sarà tutt'uno con Dio, non pregherà più. Vedrà la preghiera in ogni atto.
Questo bisogna chiedere nelle preghiere: una mente sana in un corpo sano.
Così come le preghiere degli uomini sono una malattia della volontà, le loro credenze sono una malattia dell'intelletto.
Non cercate tanto la forma della preghiera: basta che vi gettiate in ginocchio.
Chi crede in Dio può rivolgergli le sue preghiere, per chi lo conosce la preghiera si chiama lavoro.
Non conosco un solo prodotto straniero che entri in questo paese senza pagar dazio, tranne le risposte alle preghiere.
È meglio, quando si prega, avere un cuore senza parole piuttosto che delle parole senza un cuore.