La lobotomia è una castrazione mentale.
Nulla minaccia la tua libertà quanto il misterioso trasporto che una creatura prova verso un'altra creatura, ad esempio un uomo verso una donna, o una donna verso un uomo. Non vi sono cinghie né catene né sbarre che ti costringano a una schiavitù più cieca, a un'impotenza più disperata.
È una bestia che sta sempre in agguato, la viltà. Ci morde tutti, ogni giorno, e son pochi coloro che non si lasciano sbranare da lei.
Si è sempre affascinati dal vuoto. Più è fondo, più è buio, più esso ci attrae: un misterioso richiamo d'amore.
Niente è indegno quando il fine è degno.
Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è nell'ordine: un imbecille, un disonesto, un fanatico.
Chi subisce la lobotomia smette di pensare ciò che potrebbe pensare, diventa docile strumento nelle mani di chi pensa per lui. E se chi pensa per lui è a sua volta lobotomizzato, buonanotte al secchio.
La lobotomia è il tocco finale di un grande parrucchiere.
Non credo che l'analisi mi possa aiutare. Mi ci vorrebbe una lobotomia.