La verità storica è una favola convenzionale.
Non bisogna essere severo e debole nello stesso tempo.
Chi si abbandona al dolore senza resistenza o si uccide per evitarlo abbandona il campo di battaglia prima di aver vinto.
L'uomo non ha mai il diritto di uccidersi.
Per essere dei grandi leader è necessario diventare studiosi del successo e il miglior modo che conosco è quello di conoscere la storia e la biografia degli uomini che già hanno avuto successo. Così la loro esperienza diventa la mia esperienza.
L'interesse è la chiave delle sole azioni volgari.
È impossibile portare la fiaccola della verità in mezzo alla folla senza bruciare qua e là una barba o una parrucca.
Gli eroi e gli scopritori hanno trovato il vero, più di quanto fosse prevedibile, solo quando si aspettavano e sognavano qualcosa di più di quanto sognato dai loro contemporanei.
Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, fare ridere la verità, perché l'unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità.
Le verità più graffianti sono quelle solo presagite.
Il rapporto con la verità divide gli uomini perché di fronte ad essa ogni individuo deve essere solo e perdere in qualche modo di vista quel che fanno gli altri. Non guardava in questa direzione Gesù, quando diceva di esser venuto a portare la spada?
Quando potremo dire tutta la verità, non la ricorderemo più.
Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.
Ai vivi si devono dei riguardi, ai morti si deve soltanto la verità.
Che cos'è la verità? Inerzia; l'ipotesi che ci soddisfa; il minimo dispendio di forza spirituale.
Alla verità è concesso solo un breve trionfo fra due lunghi spazi di tempo in cui è, prima condannata come paradossale, e poi schernita come banale.