Scoprire di far ridere è come scoprire di essere la figlia del re.
I poeti non cambiano, ma forse cambiamo noi e dobbiamo fare una strada intima per ritrovare la poesia nella quotidianità.
La poesia è una grazia, una possibilità di staccarsi per un po' dalla terra e sognare, volare, usare le parole come speranze, come occhi nuovi per reinventare quello che vediamo.
La fantasia mi carica di emozioni, di desideri, di speranze. Tutte le donne dovrebbero scrivere per liberarsi dei fardelli che durante il tragitto non riescono a perdere.
I colori, i suoni, gli sguardi raccontano il nostro tragitto. Un colore mi può incantare, uno sguardo mi può far innamorare, un sorriso mi fa sperare.
Il segreto della mia comicità? La ribellione di fronte all'angoscia, alla tristezza e alla malinconia della vita.
Queste sono state le prime grandi emozioni della mia infanzia, l'umiliazione di dover andare al Monte di Pietà, il senso di questa mia famiglia carina, meravigliosa con me, ma in fondo debole, vulnerabile.
Le donne non sanno vivere senza sapere quello che avviene dentro di loro. Gli uomini non sanno vivere senza sapere quello che succede fuori di loro: nel mondo.
Mi chiedo da solo: non me ne potevo accorgere per conto mio di esserci? Pare di no. Pare che ci vuole un'altra persona che avvisa.
Quasi nessuno sa cosa non vuole, e meno ancora cosa vuole.
La mia aggressività è un'aberrazione, un difetto di cui non vado particolarmente fiero.
È crudele scoprire la propria mediocrità solo quando è troppo tardi. Non migliora il carattere.
Che dobbiamo morire, lo sappiamo; non è che l'ora ed i residui giorni che gli uomini si curano di sapere.
Ognuno ha i suoi momenti di felicità: si tratta semplicemente di moltiplicare la consapevolezza e le opportunità.
La consapevolezza dell'insania di un amore non ha mai preservato nessuno da tale malattia.
Tutti noi dovremmo essere obbligati ad apparire davanti a un comitato ogni cinque anni e giustificare la nostra esistenza... pena la liquidazione.