Di tutte le scienze umane, la medicina è la più umana di tutte.
Il vecchio Dostojevskij dice "la bellezza ci salverà". Io direi "il senso del ridicolo". Se ritroviamo il senso del ridicolo siamo salvi.
Non vi è speranza che la scienza medica possa mai diventare una scienza, dato che si basa sull'idea che un oggetto - la malattia - possa essere guarita allorché il farmaco specifico - il rimedio - viene scoperto.
Il giovane medico comincia la sua professione prescrivendo venti medicine per ogni malanno, e quello vecchio finisce per prescriverne una sola per venti malanni.
Il medico esercita su di me un doppio effetto dal quale non so difendermi: mi spaventa e non mi rassicura. Se mi dice: "Lei ha la tal malattia", gli credo. Se mi dice: "La guarirò", non gli credo più.
Uno dei principali doveri del medico è quello di educare i suoi clienti a non prendere le medicine.
La medicina è l'arte che insegna ad ammazzare.
Ridere non è solo contagioso, ma è anche la migliore medicina.
A volte, quando alzo la testa stanca dai libri nei quali segno i conti altrui e l'assenza di una vita mia, avverto una sorta di nausea fisica che forse deriva dalla posizione curva, ma che trascende i numeri e la delusione. La vita mi disgusta come una medicina inutile.
L'arte della medicina consiste nel tenere allegro il paziente mentre la natura opera la guarigione.
La medicina consiste nell'introdurre droghe che non si conoscono in un corpo che si conosce ancor meno.
Abbiamo bisogno non solo di buoni farmaci ma anche di un buon ambiente psicologico, che ci consenta di ritrovare un equilibrio interno che la biochimica da sola non può compensare.