La paura è la cosa di cui bisogna aver più paura.
Quanto alla guerra, che è la più grande e pomposa delle azioni umane, mi piacerebbe sapere se vogliamo servircene come prova di qualche nostra prerogativa o, al contrario, come testimonianza della nostra debolezza e imperfezione.
La nuora di Pitagora disse che una donna che va a letto con un uomo dovrebbe riporre la propria modestia assieme alla gonna, ed indossarla di nuovo con la sottoveste.
Nelle nostre azioni abituali di mille non ce n'è una sola che riguardi noi stessi e la nostra condizione.
Stima la vita al suo giusto valore chi l'abbandona per un sogno.
Mi preoccupo non tanto di ciò che sembro agli altri quanto di ciò che sono per me stesso. Io sono ricco per me stesso, e non per aver preso in prestito.
Possano le tue scelte riflettere le tue speranze, non le tue paure.
Nell'uomo primitivo è in primo luogo la paura che suscita l'idea religiosa.
Quando si agisce cresce il coraggio, quando si rimanda cresce la paura.
La timidezza è un meccanismo di difesa contro il pericolo di venir respinti nell'incontro, di venir svalutati dal rifiuto.
Se le speranze sono delle credulone, le paure sono delle bugiarde.
La paura si impadronisce degli uomini perché essi vedono accadere sulla terra molte cose delle quali non riescono a cogliere la causa e quindi la attribuiscono a una divinità.
La paura e l'orrore della carne si traducono in centinaia di piccoli divieti che vengono accettati come naturali.
E andare come spinto dal destino verso una guerra, verso l'avventura e tornare contro ogni vaticino contro gli Dei e contro la paura.
La guerra moderna alle paure umane, sia essa rivolta contro i disastri di origine naturale o artificiale, sembra avere come esito la redistribuzione sociale delle paure, anziché la loro riduzione quantitativa.
Coraggio ce l'ho. È la paura che mi frega.