L'arma peggiore di una donna ferita è il cinismo. Anche la più equilibrata può essere di una violenza spaventosa.
Si tratta di applicare la politica del bastone e della carota. Prima ci hanno picchiato con i bastoni, e poi con le carote.
La violenza è insita in noi anche quando non viene compiutamente espressa. Ho ucciso più gente sognando a occhi aperti alla fermata del tram che la politica estera americana dal dopoguerra a oggi.
Cosi la violenza, come la debilità dello spirito, hanno spesso un effetto medesimo: la sterilità.
Con la violenza puoi uccidere colui che odia, ma non uccidi l'odio. La violenza aumenta l'odio e nient'altro.
Quando si violentano, picchiano, storpiano, mutilano, bruciano, seppelliscono, terrorizzano le donne, si distrugge l'energia essenziale della vita su questo pianeta. Si forza quanto è nato per essere aperto, fiducioso, caloroso, creativo e vivo a essere piegato, sterile e domato.
Per fortuna gli eroi muoiono di morte violenta.
Proprio come, nell'esercitarsi alla violenza, si deve imparare l'arte di uccidere, così si deve imparare l'arte di morire nell'addestrarsi alla nonviolenza.
La violenza finisce sempre per distruggere se stessa.
La violenza va sempre rifiutata, perché a farne le spese è poi la gente comune.
Lo Stato chiama «legge» la propria violenza, e «crimine» quella dell'individuo.