Lo Stato chiama «legge» la propria violenza, e «crimine» quella dell'individuo.
Chi si sente spirito libero non è oppresso o angustiato dalle cose di questo mondo, perché non le considera. Se uno sente ancora il loro peso, vuol dire che è tanto limitato da dar lui stesso peso a quelle cose.
Sotto la religione e la politica l'uomo si trova a guardare tutto dal punto di vista del dovere: egli deve essere questo o quello, deve diventare questo o quello.
La rivoluzione ha come obiettivo delle nuove istituzioni. La rivolta ci porta a non lasciarci più amministrare ma ad amministrare da soli. La rivolta non attende le meraviglie delle istituzioni future. Essa è una lotta contro ciò che esiste. Una volta riuscita, ciò che esiste crolla da solo.
Finché tu credi alla verità, tu non credi a te stesso e sei un servo, un uomo religioso. Tu solo sei la verità o, piuttosto, tu sei più della verità, la quale senza di te non è proprio niente.
La violenza è sempre il prodotto della notte della politica, di un tutto-è-permesso che addormenta la sensibilità civile e la responsabilità della ragione.
Fate l'amore invece di impugnare quel coltello, la violenza è stata sempre il metodo di chi non ha cervello.
La storia non progredisce in base a principi democratici: avanza per mezzo della violenza.
Quelli che rendono impossibili le rivoluzioni pacifiche rendono le rivoluzioni violente inevitabili.
Certi uomini non sono capaci di far male ad una mosca soltanto perché non sono in grado di acchiapparla.
La violenza risolve sempre tutto.
Adoro la violenza nel cinema! Dagli spaghetti western ai film di samurai, dai film cinesi di arti marziali al filone di vendetta all'horror, la violenza mi eccita.
La violenza è una mancanza di vocabolario.
La nonviolenza non può essere predicata. Deve essere praticata.
Per me la violenza è un soggetto del tutto estetico. Dire che non ti piace la violenza al cinema è come dire che al cinema non ti piacciono le scene di ballo.