Abbiamo fatto l'Italia, si tratta adesso di fare gli italiani.— Massimo D'Azeglio
Abbiamo fatto l'Italia, si tratta adesso di fare gli italiani.
Ad un governo ingiusto nuoce più il martire che non il ribelle.
L'abitudine al lavoro modera ogni eccesso, induce il bisogno, il gusto dell'ordine; dall'ordine materiale si risale al morale: quindi può considerarsi il lavoro come uno dei migliori ausiliari dell'educazione.
Se le navi vanno generalmente meglio degli Stati, ciò accade per la sola ragione che in esse ognuno accetta la parte che gli compete, mentre negli Stati meno se ne sa, generalmente, più s'ha la smania di comandare.
L'ordine non si trova che nella legge, nella legalità: e la sua osservanza deve essere prima nel governo, se si vuole che si estenda fra il popolo.
L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.
"Credere, obbedire, combattere": lo slogan imposto a un popolo che non crede in niente, non sa obbedire, e non vuol combattere.
L'Italia è la patria dei tuttologi: tutti pretendono di dire la loro su tutto, anche se non hanno una competenza specifica sull'argomento.
L'Italia ha un grande elemento di esportazione che è il suo marchio, il suo stile di vita, il suo gusto.
L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono.
La nostra unità richiede pluralismo, sussidiarietà. Questo vale per l'Italia e anche per l'Europa.
È ora che gli italiani scendano in piazza a protestare contro se stessi.
L'Italia è un Paese di contemporanei senza antenati né posteri perché senza memoria di se stesso.
Sangue non ce ne sarà: l'Italia è allergica al dramma, e per essa nessuno è più disposto ad uccidere e tanto meno a morire.
Il popolo italiano non si considera superiore ad altri popoli, ma non è neppure inferiore agli altri popoli.