Non c'è più pazzo al mondo di chi crede d'aver ragione!
Solo i fanciulli han la divina fortuna di prendere sul serio i loro giuochi. La meraviglia è in loro; la rovesciano su le cose con cui giuocano, e se ne lasciano ingannare. Non è più un giuoco; è una realtà meravigliosa.
La lealtà è un debito, e il più sacro, verso noi stessi, anche prima che verso gli altri.
La fantasia abbellisce gli oggetti cingendoli e quasi irraggiandoli d'immagini care. Nell'oggetto amiamo quel che vi mettiamo di noi.
Un fatto è come un sacco: vuoto, non si regge. Perché si regga, bisogna prima farci entrar dentro la ragione e i sentimenti che lo han determinato.
Per quanti sforzi facciamo nel crudele intento di strappare, di distruggere le illusioni che la provvida natura ci aveva create a fin di bene, non ci riusciamo. Per fortuna, l'uomo si distrae facilmente.
All'uomo irrazionale interessa solamente avere ragione. All'uomo razionale interessa imparare.
Un uomo che non perde la ragione per certe cose, non ha una ragione da perdere.
Nelle persone, così come nei luoghi, c'è spazio per la ragione e per la passione.
Più si ragiona meno si crea.
La fede, così come l'amore, non passa attraverso la ragione.
Come la ragione, perché con la ragione si soppravvive a tutto. Si distrugge il distrutto, ricostruendo a intarsi la copia fedele dell'innamorarsi.
La «ragione» è la causa per cui falsifichiamo la testimonianza dei sensi.
L'uomo ragionevole si adatta al mondo. L'uomo irragionevole pretende che il mondo si adatti a lui. Perciò il progresso è opera di uomini irragionevoli.
L'amore può ancora sperare quando la ragione è senza speranza.
La nostra ragione ci rende qualche volta infelici come le nostre passioni; e si può dire che l'uomo, quando si trova in queste condizioni, è un malato avvelenato dal suo stesso medico.