Chi altri offende, sé non sicura.
Chi piglia la biscia per la coda, quella poi lo morde.
Sì come ogni regno in sé diviso è disfatto, così ogni ingegno diviso in diversi studi si confonde e indebolisce.
Non è sì grosso ingegno che voltatosi a una cosa sola, e quella sempre messa in opera, non la faccia bene.
La pittura può essere insegnata solo a quelli che per natura ne sono stati dotati, a differenza della matematica, in cui l'allievo impara molto più di quello che il maestro gli offre.
Arco non è altro che una fortezza causata da due debolezze, imperò che l'arco negli edifizi è composto di 2 parti di circulo, i quali quarti circuli, ciascuno debolissimo per sé, desidera cadere, e opponendosi alla ruina l'uno dell'altro, le due debolezze si convertano in unica fortezza.
Le ingiurie sono molto umilianti per chi le dice, quando non riescono ad umiliare chi le riceve.
Dire noi ed intendere io è una delle offese più raffinate.
La più grande offesa che si possa dare ad un asino è quella di chiamarlo uomo.
Molti ne minaccia chi ne ha offeso uno solo.
Se vuoi offendere un avversario, lodalo a gran voce per le qualità che gli mancano.
La lode che s'acquista in non lasciarsi offendere avanza la gloria che si guadagna vendicandosi.
Si perdonano coloro che ci hanno offeso perché così il conto torna: un'offesa ciascuno. Ma quest'ultima è mortale.
È si perdona per certo ogni offesa, ma sempre pur nella memoria resta, e così l'uno all'altro contrappesa.
Gli uomini grossolani che si sentono offesi, sogliono prendere l'offesa nel grado più alto possibile e ne narrano la causa con parole fortemente esagerate, solo per potersi saturare ben bene del sentimento di odio e di vendetta ormai destato.