Analizzare gli altri è conoscenza, conoscere se stessi è saggezza.
Non lodiamo soltanto il saggio il cui nome spicca sul libro, ché al saggio la saggezza va prima strappata. Perciò sia anche ringraziato il doganiere che glielo chiese come pedaggio.
Spesso le persone nel trattare i loro affari falliscono quando stanno per avere successo. Se uno presta attenzione alla fine come è stato per l'inizio, non ci saranno fallimenti.
Conoscere la misura di ciò che è abbastanza è la vera ricchezza.
Il saggio non è erudito; l'erudito non è saggio.
I legami più profondi non sono fatti né di corde, né di nodi, eppure nessuno li scioglie.
Un saggio impara dagli errori degli altri, uno stolto dai propri.
La via del saggio è agire, ma non competere.
La persona saggia non è quella che fa meno errori. È quella che impara di più dagli errori.
All'uomo più saggio, ampia com'è la sua visione. La Natura resta di una certa infinita profondità, di una certa infinita espansione e tutta l'esperienza finora raggiunta limita se stessa a pochi secoli calcolati e miglia quadrate misurate.
Attento fra i distratti, ben sveglio tra i dormienti, il saggio distanzia gli altri come un veloce cavallo da corsa un ronzino.
Troppo spesso la saggezza è la prudenza più stagnante.
Le parole sono i gettoni dei saggi, che non fanno i conti con essi, ma sono i soldi degli sciocchi.
Bisogna essere lettori saggi per citare saggiamente e bene.
Vivere saggiamente consiste forse meno nell'acquistare buone abitudini che nell'acquistare meno abitudini possibili.
La saggezza consiste nell'anticipazione delle conseguenze.