La religione è l'oppio dei popoli.
Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalle tradizioni.
La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.
La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l'oppio dei popoli.
Il lavoro non è la fonte di ogni ricchezza.
Le ipotesi si fanno soltanto in vista di qualche fine.
Allo stesso modo in cui altre persone possono leggere brani della Bibbia, io leggo quelli della retorica. Ho il vantaggio del riposo e della assenza di devozione.
La religione è la matematica dei poveri di spirito.
È buona qualsiasi religione insegni all'uomo a essere buono.
Le varie religioni sono come le foglie di un albero. Non ce ne sono due uguali, ma non c'è alcun antagonismo tra esse o tra i rami su cui crescono. Proprio nello stesso modo, c'è una sottesa unità nella varietà che vediamo nella creazione di Dio.
Il clero sa ch'io so che loro sanno di non sapere.
Mi sono convinto che ogni religione esprime il bisogno di una determinata popolazione in quel momento storico.
I geni religiosi di tutte le epoche si sono distinti per questo tipo di sentimento religioso, che non concepisce né dogma né Dio a immagine dell'uomo; e così non ci possono essere chiese i cui principali insegnamenti siano basati su questi principi.
Hanno preso la via più facile: deificare Cristo invece di comprenderlo.
La religione può venir paragonata ad uno che prende per mano un cieco e lo guida dove questi non può vedere, nel qual caso l'essenziale è che il cieco raggiunga la propria meta, e non ch'egli veda ogni cosa.
Le strane religioni e le loro antiche armi contano poco contro un folgoratore al fianco!