L’affermazione esprime una visione pragmatica e disincantata del rapporto tra affettività e sessualità. Da un lato riconosce che quando il coinvolgimento fisico è accompagnato da un sentimento autentico, profondo e sincero, l’esperienza raggiunge un livello di pienezza e intensità difficilmente eguagliabile. L’unione del corpo e del cuore viene descritta come una forma privilegiata di appagamento umano, in cui la sessualità diventa espressione concreta di un legame emotivo e di una connessione intima che supera la semplice attrazione. Dall’altro lato, però, viene affermato senza ipocrisie che anche la sola dimensione fisica possiede un valore in sé, pur priva di quella profondità emotiva che rende l’esperienza più completa. Non si tratta di mettere sullo stesso piano le due dimensioni, ma di riconoscere che il desiderio corporeo e il piacere erotico appartengono comunque alla natura umana e possono essere vissuti, entro certi limiti, come fonte legittima di soddisfazione. In questo modo emerge una visione della sessualità meno idealizzata, che non riduce il valore dell’intimità all’esclusivo ambito del sentimento, ma ne riconosce diverse gradazioni e contesti. Al tempo stesso, viene implicitamente riaffermata la superiorità qualitativa dell’incontro in cui il desiderio fisico è guidato, arricchito e illuminato da un amore autentico, capace di trasformare il piacere in esperienza di condivisione profonda e reciproco riconoscimento.