Scrivere è come fare la lotta, mi piacciono le cicatrici.
Penso che John Fitzgerald Kennedy fosse un uomo politico, uno statista un po' di serie B e che Robert Kennedy fosse il più grande combattente contro il crimine che sia mai vissuto.
Il suo dolore era stato maggiore del mio. Quel dolore delinea il confine che ci separa. La sua morte mi ha insegnato a guardarmi dentro e a mantenermi distante. Quel dono di consapevolezza mi ha salvato la vita.
A volte mi sembra di lottare per una vita che non avrò tempo di vivere.
Ciò che l'uomo conosce è dovunque in guerra con ciò che egli vuole.
Per tutta la vita ho lottato contro tutti e contro tutto solo perché così mi sentivo... importante. Tu lo fai perché ci credi. Quanto sei onesto, Charlie. Non so ancora se spararti o adottarti.
La lotta generale per l'esistenza degli esseri viventi non è una lotta per l'energia, ma è una lotta per l'entropia.
A volte per tirare un colpo vincente bisogna arretrare, ma se arretri troppo non combatti più.
La storia è fatta di shock successivi, è la messa in conto di sfide.
Quanto sai di te stesso se non ti sei mai battuto?
Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili.
Ho perduto la donna che ho amato senza lottare, senza credere in me e in lei. Poco importa quello che ho imparato dopo, non conta quanto io sia cambiato, allora commisi questo delitto, il delitto di lasciarla sola.
Il mondo è una lotta senza fine tra una memoria e un'altra che le si oppone.