L'inconscio è il discorso dell'altro.
Essere psicoanalista, è semplicemente aprire gli occhi a questa evidenza che non c'è niente di più pasticciato della realtà umana.
La verità è l'errore che fugge nell'inganno ed è raggiunto dal fraintendimento.
Il reale è sempre al suo posto.
Parlare è anzitutto parlare ad altri.
Ciò che caratterizza un soggetto normale, è precisamente il fatto di non prendere mai del tutto sul serio un certo numero di realtà di cui riconosce l'esistenza.
È un errore rinchiudere l'inconscio in un cerchio e collocarlo ai confini della ragione.
L'inconscio impara attraverso la ripetizione. La pratica è l'unica via per la perfezione.
L'inconscio realizzerà i cambiamenti desiderati quando percepirà che questi cambiamenti sono veramente e profondamente desiderati.
L'inconscio è, in primo luogo e prima di ogni altra cosa, il mondo del passato, riattivato dalla limitatezza dell'atteggiamento cosciente.
Poiché l'europeo non conosce il proprio inconscio, non capisce l'Oriente e vi proietta tutto ciò che teme e disprezza in se stesso.
La mia vita è la storia di un'autorealizzazione dell'inconscio.
Il pericolo sarebbe la forma di manifestazione della necessità esteriore che trova la sua strada verso l'inconscio umano.
Di regola le grandi decisioni della vita umana hanno a che fare più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza.
Ciò che noi siamo, lo insegniamo per tutto il tempo, non volontariamente, ma involontariamente.
L'inconscio è un elemento molto importante dell'arte moderna e penso che le pulsioni dell'inconscio abbiano grande significato per chi guarda un quadro.