Italo Svevo, attraverso questo aforisma, indaga profondamente sul significato e la natura della vita umana. La frase suggerisce che il destino imprevisto di perdere ciò che non era mai stato realmente posseduto - ovvero un futuro pienamente realizzato o prospettivo - ha conseguenze sia pratiche che esistenziali sulla condizione dell'essere vivente. L'autore evidencia come la rinuncia al possibile, rappresentata dalla mancanza di speranza per il futuro, possa rendere l'esistenza più gestibile ma anche priva di un senso profondo e vitale. Il concetto esprime una doppia verità: da un lato, senza la prospettiva del cambiamento o dell'evoluzione personale nel tempo futuro, le sfide quotidiane diventano più facili da affrontare poiché non si ha il peso di aspettative future; dall’altro, tale perdita di speranza e ambizione può condurre a una vita che manca della motivazione necessaria per esplorare nuove opportunità o crescere personalmente. Questa frasimolto riflette su come la percezione del tempo futuro influenza non solo le nostre azioni ma anche il nostro senso di coerenza e significato nella realtà presente.