Di una storia è vero solo quello che l'ascoltatore crede.
Ciò che rende l'esistenza preziosa e piacevole sono solo i nostri sentimenti e la nostra sensibilità.
La felicità è amore, nient'altro.
Non è un piacere stare a osservare il lavoro umano quando questo è ancora fatica, maledizione e schiavitù.
Il mondo non è meno strano fuori dei manicomi che dentro.
La vita di ogni uomo è una via verso sé stesso, il tentativo di una via, l'accenno di un sentiero.
La storia universale è un'alternanza di divastazioni e di lifting che ne spianano le cicatrici, protesi che compensano le mutilazioni, deodoranti spruzzati sul tanfo del sangue.
L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari.
È questa un altra giornata di decisioni solenni nella storia d'Italia e di memorabili eventi, destinati ad imprimere un nuovo corso nella storia dei continenti.
L'uomo ha storia solo perché ciò che farà non si può calcolare precedentemente secondo nessuna teoria.
Le persone veramente grandi nella storia non hanno mai voluto essere grandi per loro stesse. Tutto quello che volevano era la possibilità di fare del bene per gli altri e di essere vicine a Dio.
Nella storia contano anche i fatti non avvenuti.
La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi.
Il problema con le "lezioni della storia" è che di solito le comprendiamo dopo averci sbattuto la faccia contro.
Non esiste una storia nel senso in cui ne parla la maggior parte delle persone, e questa è almeno una ragione per cui io dico che la storia non ha alcun senso.
La risposta tradizionale alla domanda "Chi possiede la storia?" è sempre stata "i vincitori", sebbene gli USA "possiedano" la storia della guerra vietnamita nonostante l'abbiano persa.