Leggere è vedere per procura.
La civiltà è un progresso da una omogeneità indefinita e incoerente verso una eterogeneità definita e coerente.
L'uomo saggio deve ricordarsi che è un discendente del passato ma anche un genitore del futuro.
In ultima analisi l'opinione è determinata dai sentimenti, e non dall'intelletto.
L'adorazione dell'eroe è più forte dove c'è meno riguardo per la libertà umana.
Di solito la nostra vita è universalmente abbreviata dalla nostra ignoranza.
I lettori sono personaggi immaginari creati dalla fantasia degli scrittori.
Tali leggendo solo credono di studiare. Senza meditazione, la lettura non è che un perditempo.
Leggere è un'attività successiva a quella di scrivere: più rassegnata, più civile, più intellettuale.
Ci sono effettivamente molti che leggono per non dover pensare.
Il pubblico è così stupido, che preferisce leggere le cose nuove che non le buone.
Gli sciocchi ammirano ogni parola d'un autore famoso, io leggo per me solo, e mi piace soltanto quello che fa per me.
Non dobbiamo leggere per dimenticare noi stessi e la nostra vita quotidiana, ma al contrario, per impossessarci nuovamente, con mano ferma, con maggiore consapevolezza e maturità, della nostra vita.
Leggere è niente, il difficile è dimenticare ciò che si è letto. E ormai non sono più gli autori ad allontanarci dai loro libri, ma i loro lettori.
Nella lettura solitaria, l'uomo che cerca sé stesso ha qualche possibilità di trovarsi.
Gli infaticabili lettori di libri sono come gli eterni copisti di quadri che, quando provano a dipingere qualcosa di originale, trovano che manca loro l'occhio veloce, la mano sicura e i colori brillanti, e perciò non riescono a riprodurre le forme viventi della natura.