Deve essere l'andare, non l'arrivarci, quello che è buono.
L'animo umano non appare mai così forte e nobile come quando rinuncia alla vendetta e osa perdonare un torto.
L'impazienza non ha mai comandato il successo.
Visitare un posto sconosciuto è come camminare segnando i punti positivi e quelli negativi di quei luoghi. Ogni volta che il cuore del viaggiatore viene scosso lui segna un punto. Quindi se i punti positivi sono più di quelli negativi, il viaggiatore ritorna ancora...
Una volta che da un interesse qualsiasi nasce un legame, capita che quel paese ci apra il suo cuore tutt'a un tratto e mostrandoci molte cose. A quel punto la storia di quel paese ci si spalanca davanti agli occhi come se si trattasse di qualcosa di nostro.
I nomadi lo sanno: le mappe non servono a orientarsi, ma a sognare il viaggio nei mesi che precedono il distacco.
Più i viaggi sono lontani, più si entra nel mondo.
Bisogna vivere con questa convinzione: non sono nato per un solo cantuccio, la mia patria è il mondo intero.
Ogni viaggio comincia con un vagheggiamento e si conclude con un invece.
Si viaggia non per cambiare luogo, ma idea.
Sento che sono nel cuore del viaggio. C'è tutto: la slavità, gli ebrei, lo sradicamento, la Frontiera, il fascismo che torna, la bontà degli Ultimi. E questo cielo lettone che riassume il Nord e il Sud del mio continente.
Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina.
Sembra esserci nell'uomo, come nell'uccello, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.