A misura che avanziamo nel tragico, il senso del tragico diminuisce.
Un segno di vecchiaia è l'inettitudine a creare aforismi. A settanta e oltre la natura ti ha già dato per morto, ti dà alle pale e agli angeli della reincarnazione. L'aforisma è un'illuminazione spermatica metafisica, tra i quaranta e i cinquanta è la sua età ideale.
Un tè allo zenzero fortifica la vista interna, allarga la capacità dell'occhio sepolto, fa dire allo spirito dov'è entrato: io posso.
Uscire dalla città, a piedi, è faticosissimo. T'investe la lava bollente del brutto, del rumore, strade sopra strade, tremendi ponti di ferro, treni, camion, tir, corsie con sbarramenti, impraticabili autostrade, un vero teatro di guerra.
Ci sforziamo di conservarci in salute per poter morir bene di radiazioni o di aria avvelenata.
Scoprire che il medico non è un Dio fa soffrire, perché non riusciamo ad abbandonare l'idea di un Dio guaritore e amico sopra di noi.
Il tragico è l'elemento costitutivo dell'uomo.
Ogni donna diventa come sua madre. Questa è la sua tragedia. Nessun uomo diventa come sua madre. Questa è la sua tragedia.
La tragedia della vita è ciò che muore dentro un uomo, mentr'egli è ancora vivo.
Abbiamo l'abitudine di parlare come se le tragedie si svolgessero nel vuoto: ma chi le condiziona è lo sfondo.
A questo mondo ci sono due sole tragedie: una è non ottenere quello che si vuole, l'altra è ottenerlo. La seconda è molto peggiore; la seconda sì è una vera tragedia!
Il mondo rise sempre delle sue tragedie, perché non vi era altro mezzo per sopportarle. Di conseguenza, quelle questioni che il mondo ha trattato seriamente, appartengono al lato comico della vita.
Una tragedia perfetta è il più nobile prodotto della natura umana.
Ci sono due tragedie nella vita. Una è perdere ciò che è il più caro desiderio del nostro cuore; l'altra è ottenerlo.
Partecipiamo ad una tragedia, una commedia che solo noi siamo in grado di osservare.
La tragedia consiste in questo: che l'albero non si piega ma si spezza.