Perché canti? - Per ammazzare il tempo - Certo che possiedi un'arma micidiale.
Sì, ho cinquant'anni. Ma se togliete tutto il tempo che ho aspettato i bagagli all'aeroporto.
Ero un disadattato. Un bruscolo nell'occhio del mondo. Un intoppo nell'ingranaggio dell'universo. Non potevo neanche guardarmi in faccia. Non avevo i soldi per comprarmi uno specchio.
Nessuno è completamente infelice del fallimento del suo migliore amico.
Naturalmente nella vita ci sono un mucchio di cose più importanti del denaro: ma costano un mucchio di soldi!
Come ci si può divertire in una festa in cui le birre sono calde e le donne sono fredde?
Sono venuto al mondo cantando, dopo la prima sberla ricevuta dal dottore.
Non mi sono mai venduto. Anche se mi volevano comprare in tanti, e ricchi. Niente di male: inviti a casa, a cantare per gli amici. Ma io le trovavo offerte offensive. A Milano conosco meglio Quarto Oggiaro dei salotti.
Sono pronto! Pronto al grande passo, baby!
La gente dice che avrei potuto cantare l'elenco telefonico e farla suonare bene.
Nessuna trama operistica può essere sensata, perché in situazioni sensate la gente non canta.
Io voglio cantare come cantano gli uccelli senza preoccuparmi di chi ascolta o di cosa pensi.
A volte scrivo note che ho difficoltà a cantare.
Sono 53 anni che mi guadagno il pane cantando, ma confesso di essere stanco. Mi piacerebbe andare in pensione e, magari trasferirmi in Brasile, con il mio pappagallo che vive con me da 37 anni.
Sapevo di voler cantare fin da quando avevo quattro anni. Mia madre suonava la chitarra e cantava, io le stavo accanto ed imparavo a cantare.
Chiudo gli occhi e canto di nuovo, quasi sussurrando, mentre le mie dita arpeggiano la melodia come un tappeto volante sul quale la mia voce attraversa libera i tetti della città e afferra le stelle, come fossero le note della mia canzone, galleggianti sullo spartito infinito del cielo.