Sono venuto al mondo cantando, dopo la prima sberla ricevuta dal dottore.
I compositori dovrebbero scrivere melodie che autisti e fattorini possano fischiettare.
Dal dubbio e dalle tenebre verso il giorno galoppai,/ E cantando al sole la spada sguainai,/ Svanita ogni speme, lacero è il cuore:/ Ci attende la collera, la rovina e il notturno bagliore!
Se canti solo con la voce, prima o poi dovrai tacere. Canta con il cuore, affinché tu non debba mai tacere.
Il canto è il suono dell'anima.
Chissà perché quando mi rado nel bagno, se provo a canticchiare un motivetto odierno, mi taglio.
E cantando le sue canzoni le storie di sangue le storie d'amore anche se lui non c'è più ha lasciato al paese un po' del suo cuore.
Ho sempre voluto cantare, proprio come ho sempre saputo che un giorno avrei avuto la mia nicchia negli annali della canzone.
Dove la parola manca, là comincia la musica; dove le parole si arrestano, l'uomo non può che cantare.
Ho una vita semplice. Mandano un rullo di tamburi, annunciano il mio nome, e io esco a cantare. Nel mio lavoro ho un contratto che dice che sono un cantante. Così canto.
Chiudo gli occhi e canto di nuovo, quasi sussurrando, mentre le mie dita arpeggiano la melodia come un tappeto volante sul quale la mia voce attraversa libera i tetti della città e afferra le stelle, come fossero le note della mia canzone, galleggianti sullo spartito infinito del cielo.