Essere compiaciuti dei propri limiti è una condizione disperata.— Goethe
Essere compiaciuti dei propri limiti è una condizione disperata.
Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.
Tutto quello che ci accade lascia delle tracce, tutto contribuisce impercettibilmente alla nostra formazione; tuttavia è pericoloso volersene rendere conto.
L'ingratitudine è sempre una forma di debolezza. Non ho mai visto che uomini eccellenti fossero ingrati.
Tutti desiderano essere qualcuno; nessuno vuole crescere.
Non si arriva mai tanto lontano come quando non si sa più dove si va.
Noi generalmente cambiamo noi stessi per due ragioni: ispirazione o disperazione.
Vi è qualcosa di infinitamente meschino nelle tragedie degli altri.
Il voto nasce quando la speranza more.
Veder la fine d'un periodo di ansie e paure! Veder finalmente allontanarsi la nube che incombeva su di noi, che c'intisichiva il cuore, che faceva della felicità null'altro che un ricordo! Questa è una gioia che, senz'altro, avrà sperimentato qualche volta ogni creatura vivente.
Non ci sono situazioni disperate, solo persone che sono disperate per la situazione.
La noia è un male che non deve essere preso alla leggera. Può portare alla fine alla vera disperazione. L'autorità pubblica prende contro di essa ovunque delle precauzioni, come contro altre calamità universali.
L'uomo che vive al di sopra delle sue possibilità, è in gran pericolo di vivere presto al di sotto di esse; o come dice il proverbio italiano, "Chi vive sperando muore penando".
La disperazione è solo per coloro che vedono la fine senza dubbio possibile.
Ci si può rassegnare alla disperazione, ma anche ci si può disperare della rassegnazione.
Si deve lavorare, se non per il gusto, almeno per disperazione, perché, ad attenta verifica, il lavoro è meno noioso del divertimento.