Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo.
L'autorità del grado non conta. L'italiano non si inchina davanti al berretto. Nulla lo indispone più dell'uniforme. Ma obbedisce al prestigio personale ed alla capacità di interessare sentimentalmente o materialmente la folla.
Nell'architettura noi troviamo due o tre creazioni che manifestano i bisogni della vita intima; e sono la casa, la torre, il chiostro; inoltre la chiesa cristiana.
Tutto il male dell'Italia viene dall'anarchia. Ma anche tutto il bene.
Le macchine si guastan con l'uso; i violini con il riposo.
Ci sono uomini colti persino tra i professori.
Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne.
La gente non migliora, diventa solo più furba. Quando diventi più furbo, non smetti di strappare le ali alle mosche, cerchi solo di trovare dei motivi migliori per farlo.
I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta.
Non è veramente furbo chi non teme, o presume e confida con certezza, di non poter essere ingannato, trappolato ec.: perché non conosce dunque e non apprezza a dovere le forze della sua stessa furberia.
I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini.
La furberia è una qualità italiana potente, però ci ha rovinato. Sarà meglio magari diventare scaltri: è una cosina un pochino più nobile.
Che la furbizia sia caratteristica servile, e mai signorile, è la sola fondamentale scoperta politica che milioni di italiani devono ancora fare.
Il limite dei furbi è che non riescono ad esimersi dall'esibire i frutti della loro furbizia, prima o poi.
Ove non arriva la pelle di leone, si rappezzi con quella di volpe.