Notte e giorno c'è sempre gente che va attorno per il mondo.
La fame fa uscire il lupo dal bosco.
Chi ha il cuore contento sempre canta.
Le cose lunghe diventano serpi.
Al giorno che promise si conosce il buon pagatore.
Chi ha carico di casa non può dormire quando vuole.
Il fine del viaggiare è il viaggiare stesso e non l'arrivare.
Cos'è quella sensazione che si prova quando ci si allontana in macchina dalle persone e le si vede recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi?
Sembra esserci nell'uomo, come nell'uccello, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.
Ogni viaggio comincia con un vagheggiamento e si conclude con un invece.
Vorrei sempre essere altrove, dove non sono, nel luogo dal quale sono or ora fuggito. Solo nel tragitto tra il luogo che ho appena lasciato e quello dove sto andando io sono felice.
Partire è la più bella e coraggiosa di tutte le azioni. Una gioia egoistica forse, ma una gioia, per colui che sa dare valore alla libertà. Essere soli, senza bisogni, sconosciuti, stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque, e partire alla conquista del mondo.
Uno dei piaceri del viaggio è immergersi dove gli altri sono destinati a risiedere, e uscirne intatti, riempiti dell'allegria maligna di abbandonarli alla loro sorte.
Ho viaggiato in tutto il mondo e ho provato tutto quello che potete immaginare. Non c'è nulla di cui ho paura, ad eccezione di mia moglie.
Non viaggiava, tracciava semplicemente una circonferenza sul globo terrestre. Era un corpo grave, che percorreva un'orbita e seguiva le leggi della meccanica razionale.
Viaggiare non è altro che una seccatura: di problemi ce ne sono sempre più che a sufficienza dove sei.