Il ricordo è poesia, e la poesia non è se non ricordo.
I poeti hanno abbellito agli occhi, alla memoria, al pensiero degli uomini, la terra, il mare, il cielo, l'amore, il dolore, la virtù; e gli uomini non sanno il loro nome.
È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi.
Non c'è forse sentimento al mondo, nemmeno l'avidità del guadagno, che sia tanto contrario all'ingenuità del poeta, quanto questa gola di gloria, che si risolve in un desiderio di sopraffazione!
Uomini, pace! Nella prona terra troppo è il mistero; e solo chi procaccia d'aver fratelli in suo timor, non erra.
Per la poesia la giovinezza non basta: la fanciullezza ci vuole!
La poesia è inconscia di sé: l'uomo non la domina, né è dominato. Scorga dall'anima o soave ruscello o furioso torrente nel vedersi ritrarre matematicamente soffra e si lagni.
I popoli si immaginano di odiare la poesia ed essi sono tutti dei poeti e dei mistici.
Un poeta che legge i suoi versi in pubblico può avere altre abitudini infami.
Poesia è malattia.
Una buona educazione poetica non è che la scienza di essere scontenti.
I poeti sono dannati ma non son ciechi, vedono gli occhi degli angeli.
Gli editori credono ciecamente, con apriorismo razzistico, che la poesia sia tabù per la libreria. E lo credono anche i librai.
Nel XIX secolo tutti i poeti furono più o meno letterati, cosa che contamina vergognosamente la loro poesia.
La pistola che ho puntato alla tempia si chiama Poesia.
Non avete idea di quanta poesia ci sia in una tavola dei logaritmi.